Format Spettacoli
Tema La Risaia
2001 - I Mundaris
La migrazione per la monda inizia nella seconda metà dell’800.
La risaia è anche il riscatto della donna schiava, sottopagata, malnutrita, la mondina prende coscienza di sé e lotta.
La vita di risaia nel racconto di quattro personaggi femminili di età diverse.
Il contesto economico, la miseria, i debiti da pagare, la partenza per la risaia, la dura vita lontano da casa, il rapporto tra le donne, la condivisione della fatica, la libertà dalla famiglia, la prima presa di coscienza e le lotte.
Come soldati in fila nell’acqua e ammassate su piccole brande nei cameroni.
La valenza del canto che dà sollievo, la carica emotiva scaturita dal bisogno di riscattarsi, gli amori.
Il ritorno a casa dove nulla è cambiato.
2003 – Eva sempre ribelle
E' la storia di una delle mondine del coro.
Le donne sostituiscono gli uomini in guerra, nelle campagne, come capo famiglia, ma vivono in un clima di terrore.
Nelle campagne si fanno riunioni segrete e la “rasdora”, la signora del focolare, diventa l’anonimo fulcro attorno la quale si vivono questi incontri, si organizzano le lotte, ma il dolore è l’elemento comune di questo periodo, come la consapevolezza dell’inutilità della guerra e la rabbia verso i potenti prepotenti che questa guerra hanno voluto.
Le staffette partigiane, poi la liberazione e alla fine ancora la monda, sembra che nulla sia cambiato.
Poi arrivano le fabbriche, il benessere economico e finisce la monda (siamo alla metà degli anni 50).
Si conclude un periodo contraddistinto da grande sorellanza e solidarietà, condivisione di ideali e di lotte e si scopre una nuova solitudine, si aprono le porte all’individualismo, arriva la televisione, ma nuove lotte aspettano le donne: divorzio, aborto, salari più equi, il partito, il sindacato.
2005 –L’eredità delle donne
E’ il povero testamento di una madre, mondina, che fa il bilancio della propria vita e, al di là della miseria, scopre la grande ricchezza che può lasciare alla figlia: la passione.
Un fiume di ricordi della vita in paese, da quando era giovane e con l’unico pensiero di racimolare cibo, alla consapevolezza di non valere nulla in quanto donna, per arrivare alle lotte contadine, agli scioperi.
La vita nelle grandi case di campagna con tante famiglie di braccianti, la stalla, crogiuolo di idee, di giovani amori, di fiabe, di comunità. I giochi dei bambini, la risaia ed il rapporto difficile con le donne locali, più disperate di lei, le offese dei padroni, le crumire.
L’amore alla luce della resistenza, e le nozze come erano allora.
L’emigrazione. La speranza che la Passione riscatti dalla miseria e dai soprusi.
2006 – Amica … nemica miseria
E’ un invito a non dimenticare, a non delegare, a rimanere noi stessi gli artefici della nostra vita.
Parla dei primi anni del 900 quando la miseria la faceva da padrona, la fame ne era la degna compagna, la morte un sollievo, l’emigrazione una speranza.
La prima grande guerra poi il fascismo e la seconda guerra e quando tutto finisce si è annientati, e la miseria è sempre nemica e presente.
Non resta che la risaia e le schiene non si piegano, anzi trovano nuovo impulso alla lotta, alla sorellanza.
Sono anche gli anni della giovinezza e quindi dei primi amori e dell’allegria.
La musica è languida, leggera, fa sperare che tutto andrà meglio.
2007 - Spigolando tra le zolle
La vita scandita dalle stagioni, è di nuovo il paese e la natura che regolano il ritmo della vita.
Nasce l’esigenza di conservare la memoria, di raccogliere tutto ciò che fa parte delle nostre radici.
Proprio perché non si è immortali.
Il testo nasce da una ricerca sulle tradizioni orali voluta, negli anni 70, da Ugo Bulgarelli, allora Assessore alla Pubblica Istruzione e Cultura di Novi di Modena.
Filastrocche, ninne nanne, riti propiziatori, antica saggezza contadina, le nostre origini, la nostra piccola storia.
Il dolore del tempo che passa e ci dà la dimensione della nostra mortalità lascia lentamente spazio alla tenerezza, la tenerezza del ricordo, la tenerezza dell’amore.
2010 – Con i piedi nell’acqua
E’ un piccolo ritratto delle donne del coro.
Loro, sempre anonime, meritano, dopo tanto cantare, rallegrare e dare carica e vigore, di essere rappresentate con i loro nomi, con le loro caratteristiche, con le peculiarità dell’universo femminile, tipico del mondo delle donne, là dove la sorellanza è stata elemento fondamentale di lotte e conquiste, e che ancora oggi costituisce il vero fulcro e successo del gruppo.
Un modo per dire grazie alle anziane, alle fondatrici, alle matriarche di questa grande famiglia, un modo per dire grazie alle figlie, nipoti ed a tutte quelle che hanno fatto proprio lo spirito della mondina ed a cui spetta il non facile compito di continuare a raccontare questa storia.
Perché questo oggi è il Coro delle Mondine di Novi, una grande famiglia a cui ognuna di noi offre la parte più viva di se stessa, con una passione ereditata, con la consapevolezza che tutti abbiamo bisogno di recuperare, conservare e tramandare.