La tragedia del terremoto, con la sua devastazione, le sue perdite, ha però fatto riaffiorare in ogni mondina la straordinaria forza del suo passato.
La voglia d ricominciare, il coraggio di riprendere in mano la vita e di dare energia a quanti si sono lasciati sopraffare, usando l’arma propria delle nostre donne: il canto, il sorriso, la volontà.
Se le macerie hanno insinuato la polvere delle antiche pietre, il canto ridarà la bellezza dei ricordi, saprà abbracciare le piazze, le chiese, i campanili, ridarà i colori alle strade, rianimerà le vie, scaccerà la paura, rafforzerà la pazienza di saper aspettare perché non saremo sole, perché al nostro fianco ci saranno genti venute da tutta l’Italia e tutti insieme ci riprenderemo ciò che la Natura ha così violentemente strappatoE' l’incontro col mondo, la consapevolezza di altre civiltà, la condivisione delle stesse sofferenze, lo stesso desiderio di rinascita, di diritto ad esistere, l’universalità del popolo cui si deve il massimo rispetto, di cui vanno accettate le tradizioni, la cultura.
Volti segnati, mani annodate dall’artrite, corpi deformati dalla fatica, eppure così fotografati, filmati, quasi ad imprimerli per sempre nella memoria.
Perché conservare le radici, approfondirle, sviscerarle? Forse per non ripetere gli errori del passato.
Il rosso opposto al bianco ed al nero legati alla luce ed alle tenebre.
Il rosso usato dall’uomo primitivo per dipingere le pareti delle caverne, il rosso dell’amore, della passione, delle emozioni, dei sentimenti, del sangue inteso come vita.